La Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma è lieta di annunciare la prossima apertura il 5 febbraio della mostra You Got to Burn to Shine.
Il titolo You Got to Burn to Shine (Per risplendere devi bruciare) preso in prestito dalla celebre raccolta di poesie del poeta, artista e performer statunitense John Giorno, sottolinea la complessità dell’individuo nello stare al mondo e, parallelamente, ne propizia la sua costruzione come soggetto.
L’esposizione, a cura di Teresa Macrì, ha l’ambizione di narrare, attraverso un gioco di rimandi e di connessioni, le discordanze e i processi di ridefinizione del sistema–mondo e la sua interpretazione estetica nell’epoca post-ideologica. You Got to Burn to Shine intende anche analizzare come l’opera, all’interno del display dell’arte, possa esplicare un pensiero critico e rappresentare nuove geografie mentali sia individuali che collettive. E, soprattutto, esplorare quali dispositivi possono essere innescati per tramutare le proprie posizioni in suggestioni estetico-visive toccando la coscienza collettiva; quali paradigmi si possono attivare, in un presente in continuo mutamento, per sovvertire concetti e stereotipi e configurare un universo di senso.
La selezione degli artisti di You Got to Burn to Shine è costruita su un’affinità comportamentale e attitudinale, che prevede la decostruzione linguistica come strategia primaria di interazione con la dimensione politica, poiché l’arte é l’assimilazione di atto politico e atto poetico. Tale attitudine, sia pur nella differenziazione delle pratiche usate (video, installazione, scultura, poesia, film) accomuna gli artisti nella presa di posizione di dissenso verso le convenzioni e le ipocrisie della realtà e li indirizza verso l’ideazione di spazi antagonisti e mobili in cui re-immaginare il mondo. In chiave utopica o no.
Nella variazione degli intrecci e vibrazioni emozionali che gli artisti delineano, emerge la critica radicale ad un ordine esistente e mai generico e la tentazione di rovesciarlo per aprire a nuove prospettive. La selezione degli artisti traccia una sorta di disarticolato percorso artistico trans-generazionale, che va dalla presenza di John Giorno fino a Roberto Fassone, attraverso cui si evince la spinta critico-sperimentale che attraversa il fare estetico al di
là delle categorie e delle generazioni. Al tempo stesso, la fusione dei vari linguaggi (arti visive, cinema, musica, poesia, antropologia) suggerisce l’idea di una impalcatura strutturale che ibrida le varie discipline, oramai sempre più interconnesse tra loro. La scelta tende ad amalgamare le varie esperienze estetiche, con i rispettivi ruoli e pesi all’interno della produzione estetica internazionale, e ad asserire quanto il pensiero radicale e l’attitudine sperimentale possano disegnare nuovi equilibri e possibili orizzonti di esistenza che sfiorano la sfera intima e quella sociale.
You Got to Burn to Shine è una costellazione di intenti: la pratica di Francis Alÿs affronta, con leggerezza e umorismo, l’interdipendenza tra cultura e potere e il processo egemonico che da essa si sviluppa. Spesso questa posizione engagée viene a coincidere con l’immaginario musicale, con l’appartenenza ad un contesto upper o underground e dunque con l’affrancamento tra “cultura alta” e “cultura popolare” come nel lavoro di Jeremy Deller e Mike Kelley. Un universo linguistico innovatore è quello profilato, fin dagli anni Sessanta, dal poeta-artista di culto John Giorno, il cui testo poetico viene delegato in maniera rivoluzionaria ai mezzi di comunicazione e diretto alla fruizione di massa. Il suo universo poetico è distribuito attraverso opere come i poem print, i wall papers testuali, reading musicali, performance e happening. Depistante è la ricerca di Luca Guadagnino, regista e intellettuale spregiudicato che, nel suo percorso cinematografico sovverte l’atto del guardare e di sentire il cinema attraverso una visionarietà che collima fortemente con l’arte. Attraverso lo scarto tra vero e verosimile, spesso mediato da un humour sarcastico, Roberto Fassone invera opere e performance che tendono a convertire il senso in no sense, a delegittimare comportamenti e credenze collettive diffuse per accedere a nuove letture e interpretazioni della realtà. Il duo Domenico Mangano & Marieke van Rooy, attraverso il dispositivo video, riflette sui paradossi sociali ed ecologici dell’epoca globale. La relazione tra l’io e il mondo, l’intreccio tra storia personale e storia sociale, forniscono ad Elena Bellantoni lo spazio critico per affermare il suo agire estetico attraverso performances, video e scultura. É invece una analisi partecipata delle pieghe del mondo quella che Bertille Bak riesce a trasmettere attraverso i suoi video-reportage, le sue installazioni e sculture, dense e prive di retorica. Fiamma Montezemolo, artista e antropologa, è l’emblema di una nuova soggettività riflessiva che fonde ricerca antropologica ed espressione artistica. Il suo lavoro è formalizzato sul concetto di limite e confine tra due discipline. Krištof Kintera, grazie al suo alfabeto polimorfo possiede la follia di inventare mondi spaesanti, a immaginarne uno parallelo (a quello in cui vive) il cui congegno scardina le convenzioni, assembla e fonde una sorta di realtà/surrealtà. Luca Vitone tende continuamente a interrogarsi sulla realtà e ad aprire a nuove visioni di essa oppure a ritrovarne gli affetti che la hanno attraversato. Sislej Xhafa, infine, vive quotidianamente le geometrie psichiche, logiche e logistiche dell’immigrazione senza tesserne un racconto consolatorio, piuttosto le dribbla e le raggruma in un paradigma spiazzante, composto da détournement, ricorsi concettuali e giochi linguistici.
La mostra You Got to Burn to Shine aderisce a questa dimensione alternativa del reale, visionaria, deviante, spesso ironica e non preordinata, supportata da una vis dissacratoria e da un umore pop.
Artisti in mostra: Francis Alÿs, Bertille Bak, Elena Bellantoni, Jeremy Deller, Roberto Fassone, John Giorno, Luca Guadagnino, Mike Kelley, Krištof Kintera, Domenico Mangano & Marieke van Rooy, Fiamma Montezemolo, Luca Vitone, Sislej Xhafa.