La donazione per il Giubileo
La GNAM partecipa alle celebrazioni del Giubileo 2025 acquisendo nelle proprie collezioni e esponendo al pubblico due significative opere dell’artista Cecco Bonanotte, generosamente donate per l’occasione. L’artista è un grande maestro della scultura contemporanea, noto in Italia al grande pubblico per essere l’autore della grande Porta in bronzo posta all’entrata dei Musei Vaticani, che fu inaugurata proprio in occasione dell’anno giubilare del 2000 da Giovanni Paolo II.
La biografia di Bonanotte descrive un denso e lungo percorso artistico, premiato sin dalla giovanissima età, costellato da committenze, pubbliche e private, che hanno portato alla realizzazione di lavori monumentali sia in Italia sia all’estero. In particolare in Giappone, dove Bonanotte risiede e lavora. Il Giappone ha insignito Bonanotte con il prestigioso Premio Imperiale per la scultura nel 2012 e gli ha dedicato due musei monografici, il Kazen a Tokyo e l’Hisamitsu Cecco Bonanotte Museum a Tosu City a Saga.
Durante una lunga carriera artistica, Cecco Bonanotte si è fatto costantemente ambasciatore della speranza cristiana, con magnifiche opere che mettono in relazione forma, materia, emozioni, sentimenti, natura e spiritualità. Le opere esposte alla GNAM abbracciano il motto del Giubileo 2025 “Pellegrini di speranza”, nell’eco delle parole di Papa Francesco “Dobbiamo (…) fare di tutto perché ognuno riacquisti la forza e la certezza di guardare al futuro con animo aperto”.
Una speranza che squarcia i metalli e sconfina alla ricerca del futuro, aprendosi nel vuoto verso nuove dimensioni, come protesa verso un orizzonte che all’uomo richiede costruzione attiva, visione e impegno.
La Divina Commedia, 2001
Tecnica esecutiva: grafite su carta Fabriano F4 (220 g/m2).
L’opera è composta da: 34 canti Inferno (1 + 12 fogli), 33 canti Purgatorio (1 + 11 fogli) e 33 canti Paradiso (1 + 11 fogli). Ogni cantica è introdotta da un foglio 43,5 x 31 cm + successivi fogli (contenenti ognuno 3 canti) h 33 x 70 cm.
Come ha scritto Antonio Paolucci l’arte di Cecco Bonanotte “è un codice di leggerezza e di eleganza come le nervature di una foglia vista in trasparenza, come i fiori ghiacciati che si formano sul vetro in certe albe d’inverno, come le nuvole che velano il sole senza nasconderlo” e ancora “è come portare all’orecchio la conchiglia per ascoltare il respiro del mare. In questo caso la conchiglia è il Poema e il vasto brusio che l’artista ha saputo cogliere incantando noi spettatori ammirati e un poco intimoriti, viene dagli abissi della Poesia.”
Questo linguaggio cifrato si rivela con estrema grazia nelle preziose carte che Bonanotte ha disegnato per la “sua” Divina Commedia. Il racconto di Dante viene sussurrato, con tratti delicati, in un fantastico gioco dei grigi, nella perfezione di certi contorni, con rare apparizioni di colore.
Un linguaggio tecnicamente sapiente, che sussurra per comunicare, senza sconti, la forza dei contenuti danteschi, esprimendo nel dinamismo delle figure talvolta solo accennate, un’umanità in perenne cammino.
Teatro dei Ricordi - Polimaterico 4, 2014
4 pannelli polimaterici: bronzo, ottone, rame alluminio, corten; ognuno 200 x 100 cm
Scrive Micol Forti “Sono paesaggi dell’anima, una finestra aperta su un mondo intuito, colto nella sua piena enigmatica armonia. I profumi, i suoni e le forme diventano a mano a mano più chiari, evidenti, se solo ci soffermiamo a respirare, ad ascoltare, a osservare. Alcuni moduli sono leggermente sollevati o feriti da piccole fessure, a suggerire che è infinito lo spazio dell’arte; figure umane passeggiano o si soffermano sospese tra il nostro e il loro mondo; altre a bassissimo rilievo si distinguono a malapena dalla superficie e volano libere insieme al ricco universo di segni.”
Bonanotte si misura personalmente con la materia, che modella a partire dal disegno, passando per la realizzazione del bozzetto in cera o in gesso, per una sofisticata scelta dei metalli, considerando varie tipologie in base alla fusione, e termina con la patinatura dell’opera. Gli aspetti tecnici relativi ai processi di modellazione coincidono, nell’opera di Bonanotte, con quelli formali e espressivi, per creare un linguaggio ricco quanto potente, in cui un gioco di patine, cromie, trasparenze, luminescenze, conferisce alle superfici una valenza pittorica oltre che plastica.