32 mq di mare circa, la dimensione della vita di Pino Pascali espressa in moduli acquosi, è l’unità di misura dello spazio antropologico che ricongiunge l’artista, idealmente, alla terra natia.
L’asse di Pino Pascali interseca l’uomo tra due città: Roma e Polignano a Mare. Roma è il palcoscenico per recitare il ruolo di protagonista nell’arte, il paesaggio mediterraneo, luogo d’origine dello scultore, è la scuola che forma l’uomo.
A Carla Lonzi aveva detto: Le prossime cose che voglio fare sono delle cose d’acqua. Può darsi che non le farò mai, però le voglio fare, adesso. L’acqua mi affascina molto, diventa come uno specchio, ha tante cose l’acqua… Quello stesso anno, 1967, realizza la scultura con l’acqua, colorata di anilina, blu e azzurro come il mare che l’ha cresciuto.
L’opera è stata recentemente restaurata congiuntamente dalla Galleria Nazionale e dalla Fondazione Pino Pascali; in essa le due istituzioni riversano i loro intenti, la storia che le accomuna. Pino Pascali è il mare nel quale la Galleria Nazionale e la Fondazione Pino Pascali navigano insieme.
L’asse di Pino Pascali interseca l’uomo tra due città: Roma e Polignano a Mare. Roma è il palcoscenico per recitare il ruolo di protagonista nell’arte, il paesaggio mediterraneo, luogo d’origine dello scultore, è la scuola che forma l’uomo.
A Carla Lonzi aveva detto: Le prossime cose che voglio fare sono delle cose d’acqua. Può darsi che non le farò mai, però le voglio fare, adesso. L’acqua mi affascina molto, diventa come uno specchio, ha tante cose l’acqua… Quello stesso anno, 1967, realizza la scultura con l’acqua, colorata di anilina, blu e azzurro come il mare che l’ha cresciuto.
L’opera è stata recentemente restaurata congiuntamente dalla Galleria Nazionale e dalla Fondazione Pino Pascali; in essa le due istituzioni riversano i loro intenti, la storia che le accomuna. Pino Pascali è il mare nel quale la Galleria Nazionale e la Fondazione Pino Pascali navigano insieme.