Il contributo di Saretto Cincinelli per la webserie HERCULES – Che fatica!
«Un’esposizione – non è certo il caso di dirlo – è lì a proporre degli oggetti, a offrirci delle
L’immagine del gruppo scultoreo canoviano Ercole e Lica che si riflette nelle acque del ‘mare’ di Pascali è divenuta, a partire dal 2016, l’inaggirabile icona di Time is Out of Joint: amplio processo di rinnovamento e riallestimento degli ambienti e delle collezioni della Galleria Nazionale.
In questa nota abbiamo scelto di affiancare a quell’icona altre immagini sicuramente meno esemplari ma altrettanto capaci di restituire il senso complessivo di un’operazione che, discostandosi esplicitamente dal modello tradizionale di una narrazione unica e progressiva della storia dell’arte, ha segnato l’inaugurazione di un nuovo corso nella politica espositiva del museo, aprendo la strada a numerose ed analoghe esperienze che si sono succedute nel nostro Paese.
L’ordinamento proposto da Time is Out of Joint non appare, infatti, definitivo, stabilito una volta per tutte, ma intrinsecamente aperto, temporaneo, permutabile: specchio di una coerenza fondata non sulla tenuta di un unico filo rosso che la percorra integralmente, ma sul sovrapporsi e intersecarsi di una serie di somiglianze e dissomiglianze, de territorializzazioni e ri-territorializzazioni delle opere che la sorreggono e ne fanno la forza intrecciandosi, e dandosi il cambio, in punti diversi del percorso espositivo.
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«Un’esposizione – non è certo il caso di dirlo – è lì a proporre degli oggetti, a offrirci delle
immagini. Ma una esposizione è anche, a sua volta e in quanto tale, un’immagine.
Una cornice di tempo e di luogo che delimita l’area che ci troviamo ad osservare»
Giulio Paolini
L’immagine del gruppo scultoreo canoviano Ercole e Lica che si riflette nelle acque del ‘mare’ di Pascali è divenuta, a partire dal 2016, l’inaggirabile icona di Time is Out of Joint: amplio processo di rinnovamento e riallestimento degli ambienti e delle collezioni della Galleria Nazionale.
In questa nota abbiamo scelto di affiancare a quell’icona altre immagini sicuramente meno esemplari ma altrettanto capaci di restituire il senso complessivo di un’operazione che, discostandosi esplicitamente dal modello tradizionale di una narrazione unica e progressiva della storia dell’arte, ha segnato l’inaugurazione di un nuovo corso nella politica espositiva del museo, aprendo la strada a numerose ed analoghe esperienze che si sono succedute nel nostro Paese.
L’ordinamento proposto da Time is Out of Joint non appare, infatti, definitivo, stabilito una volta per tutte, ma intrinsecamente aperto, temporaneo, permutabile: specchio di una coerenza fondata non sulla tenuta di un unico filo rosso che la percorra integralmente, ma sul sovrapporsi e intersecarsi di una serie di somiglianze e dissomiglianze, de territorializzazioni e ri-territorializzazioni delle opere che la sorreggono e ne fanno la forza intrecciandosi, e dandosi il cambio, in punti diversi del percorso espositivo.
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