La Divina Commedia illustrata
Due artisti a confronto: William Blake e John Flaxman
In occasione del Dantedì, iniziativa del Ministero della Cultura che ricorre ogni anno nella data del 25 marzo in cui per convenzione ha inizio il viaggio dantesco, si celebra la Divina Commedia mentre si offrono nuove opportunità di conoscenza dell’opera e si esplora la sconfinata eredità del poeta.
La Galleria Nazionale partecipa al Dantedì con un focus sull’illustrazione della Divina Commedia ad opera di due artisti eccezionali come William Blake e John Flaxman. Vissuti nello stesso periodo storico e legati in vita da un rapporto di amicizia, hanno condiviso una profonda fascinazione per la Divina Commedia che li ha spinti a lavorare sul medesimo progetto di creazione di un’edizione illustrata, ciscuno con la propria cifra stilistica.
Il confrono qui proposto si concentra su alcune tavole corrispondenti ad altrettanti canti, per mostrare le differenti scelte interpretative operate dai due artisti nel misurarsi con il testo poetico. Queste due preziose edizioni fanno parte del patrimonio librario della Biblioteca della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea.
John Flaxman, Inferno Canto XXXIV
William Blake, Purgatorio Canto XXVII
William Blake (1757-1827)
I 102 disegni di William Blake che illustrano la Divina Commedia furono commissionati all’artista dall’amico e sostenitore John Linnel nel 1824; occuparono instancabilmente Blake fino alla morte nel 1827 e furono lasciati in varie fasi di completamento, che vanno da schizzi a matita ad acquerelli altamente rifiniti.
Come con le illustrazioni delle opere di altri scrittori, Blake ha prestato molta attenzione ai dettagli del poema di Dante. Eppure, pur essendo fedele al testo, egli porta anche la sua prospettiva su alcuni dei temi centrali. In diversi disegni, l'immaginario pittorico di Blake indica un atteggiamento critico nei confronti di Dante, ma nelle illustrazioni la critica aspra convive con molti segni di simpatia intellettuale: per Blake infatti l’artista ha il compito di risvegliare nell’umanità il ricordo della propria condizione ‘divina’ e fine dell’arte è quindi la riconquista del Paradiso, inteso come spazio interiore del quale l’uomo può riappropriarsi grazie all’immaginazione. La ricerca della spiritualità perduta è l’elemento che accomuna l’artista inglese a Dante, il cui poema ha come fine ultimo il rinnovamento spirituale.
Nel confronto con le analoghe illustrazioni di Flaxman, si evidenzia come le illustrazioni di Blake commentino ed interpretino il poema alla luce della sua poetica creativa e visionaria.
Le tavole conservate presso la Galleria Nazionale sono una riedizione del 1968 stampata a New York, Da Capo Press, in 1100 copie.
John Flaxman (1755-1826)
Flaxman illustra la Divina Commedia in centoundici tavole durante il suo soggiorno italiano, fra il 1787 e il 1794.
Le illustrazioni di Dante sono disegnate con linee semplici, senza ombra, e trattate nel bel gusto gotico con il sentimento del poeta e dell'artista uniti. Uno strumento formale di tale sintesi quale il disegno al tratto non si presta alla descrizione dettagliata del paesaggio degli Inferi. Flaxman infatti lo riduce allo stretto indispensabile, ricorrendo alla sua raffigurazione in poche tavole. Al centro della sua attenzione è la figura umana, i singoli individui e le forti personalità. Coerentemente con il suo interesse per l’individuo, ne fa il centro assoluto della narrazione: costruite per lo più a fregio, nell’accostamento paratattico di poche figure, le scene mostrano Dante e Virgilio a confronto con i dannati dell’Inferno, gli espianti del Purgatorio, i beati del Paradiso. Le scelte dell’autore non indulgono mai sull’esternazione scomposta delle emozioni dei personaggi, ma ne enfatizzano la gravitas e il contegno.
Flaxman si rivela maestro sommo nel padroneggiare lo strumento grafico, esaltando tutte le potenzialità espressive della linea. La strenua ricerca di Flaxman per un codice epurato, conciso, archetipico raggiunge vette eccelse nella resa dell’invisibile: una figura geometrica, quintessenza della ragione, a cogliere ciò che non ha forma e materia, che trascende ogni fisicità. Una forma pura a restituire un contenuto simbolico altissimo, un linguaggio astraente che farà lezione all’epoca delle avanguardie.
Data alle stampe da Tommaso Piroli, in forma non autorizzata, fin dal 1802, la Divina Commedia di John Flaxman conoscerà una grande diffusione europea, condizionando l’illustrazione del poema per i successivi cinquant’anni. Le tavole della Galleria Nazionale sono incise da Beniamino Del Vecchio negli anni ’20 dell’Ottocento.