intervista a Daniela De Lorenzo
Sguardo e dimensione abitativa sono alcuni degli elementi che possono stabilire una relazione di intimità. La distanza ravvicinata è anche quello spazio in tensione che permette di conoscere l’altro, in quanto irriducibilmente altro. Nell’intimità con una persona, con la natura, con un pensiero, si azzerano le distanze, ma ne rimane sempre minima eppure essenziale. Così vicino, così altro.
Nel suo lavoro Daniela De Lorenzo si confronta con la dimensione dell’intimità in diversi modi. L’interesse per il corpo – in presenza o in assenza – è uno di questi. In Escamotage (2010) l’impronta di un corpo anatomicamente dettagliato emerge e si ritira in un rilievo su feltro. Tanto la posizione, quanto il colore e il materiale fanno pensare a una dimensione corporea sospesa in un viaggio interiore. Qual è il rapporto tra intimità e corpo in questo lavoro?
Escamotage restituisce l’immagine di un contorsionista nel momento di estrema difficoltà di esecuzione. Ripresa da una serie di scatti fotografici di Eadweard Muybridge che documenta tutta la sequenza fino alla sua massima tensione.
Ciò che vediamo non è l’impronta di un corpo, anche se in scala naturale, ma la sua riproduzione celata tra due fogli di feltro, un bassorilievo, realizzato per addizione di diversi strati di materiale. La terza dimensione viene solo suggerita, il corpo emerge gradualmente e scompare.
Così isolato sembra non avere più una realtà, il tempo è sospeso, lo spazio non esiste.
Stare in sospeso, l’esperienza di essere e non. Sospeso è anche il gesto, un instante bloccato, senza più niente da dire…sospeso quindi il racconto, in un istante il suo momento più intimo.
Un'altra chiave d’accesso all’intimità per te è il principio del duplice. Il doppio – che dà inizio alla moltitudine e al tempo stesso riflette una singolarità – finisce col precederle e superarle entrambe. Un principio di duplicità, opposizione, o contrappunto dialettico ricorre spesso anche nei titoli delle tue opere. Come si accorda la distanza in una dimensione di intimità?
La distanza è una condizione necessaria per riflettere attraverso il corpo sul mistero dell’identità e forse, anche sul sospetto di non poterne praticare soltanto una.
Il corpo è soggetto e oggetto della mia ricerca senza distinzione tra percepire ed essere percepiti, non uno sguardo acuto, penetrante, ma uno sguardo riflessivo e distratto insieme che indaga soprattutto l’aspetto sensibile. La percezione come elaborazione teorica di cosa sia la realtà tocca pertanto il tema dell’essere.
Molti tuoi lavori mettono in scena, attraverso atti performativi reali o evocati, una riflessione sull’identità, che non è mai pienamente risolta. Tornando alla chiave del doppio, come affronti il concetto di estraneità, in rapporto all’identità, nella tua ricerca?
Il doppio permette anche un nuovo sguardo su cose esistenti e conosciute. Mettere in discussione la riconoscibilità attraverso l’azione, dare evidenza alla traiettoria di un gesto reso inevitabile da un’emergenza, capace di evocare l’infinitamente vicino come il suo inevitabile contrario.
Oppure, concentrandomi su l’essere visto non il vedere, registrando la mobilità del volto come linguaggio anteriore rispetto ad uno verbale, attivando ogni muscolo mimico; possibile condensatore di significanza. Nel 2007 ho realizzato una serie di autoritratti ‘improbabili’. Due scatti fotografici di particolari ravvicinati del mio volto diversi nel tempo e nella distanza ricreando poi, attraverso una vicinanza forzata delle due immagini, una unità impossibile.
Cinque artisti in mostra, Paolo Meoni (Prato, 1967), Luisa Lambri (Como, 1969), Daniela De Lorenzo (Firenze, 1959), Stefano Arienti (Mantova, 1961), Corrado Sassi (Roma, 1965) approfondiscono in brevi interviste alcuni temi centrali di A distanza ravvicinata: il rapporto con lo spazio, l’abitare, l’intimità, lo sguardo che rivolgiamo all’altro, nelle sue diverse forme.
Paolo Meoni, Unità residenziale di osservazione, 2009, 5'41''
Luisa Lambri, Senza titolo, 1996
Daniela De Lorenzo, Escamotage, 2010
Corrado Sassi, Natale di Roma, 2004
Stefano Arienti, Senza titolo (Ritratto di Federica Cimatti), 1996
Daniela De Lorenzo, Escamotage, 2010
Sguardo e dimensione abitativa sono alcuni degli elementi che possono stabilire una relazione di intimità. La distanza ravvicinata è anche quello spazio in tensione che permette di conoscere l’altro, in quanto irriducibilmente altro. Nell’intimità con una persona, con la natura, con un pensiero, si azzerano le distanze, ma ne rimane sempre minima eppure essenziale. Così vicino, così altro.
Nel suo lavoro Daniela De Lorenzo si confronta con la dimensione dell’intimità in diversi modi. L’interesse per il corpo – in presenza o in assenza – è uno di questi. In Escamotage (2010) l’impronta di un corpo anatomicamente dettagliato emerge e si ritira in un rilievo su feltro. Tanto la posizione, quanto il colore e il materiale fanno pensare a una dimensione corporea sospesa in un viaggio interiore. Qual è il rapporto tra intimità e corpo in questo lavoro?
Escamotage restituisce l’immagine di un contorsionista nel momento di estrema difficoltà di esecuzione. Ripresa da una serie di scatti fotografici di Eadweard Muybridge che documenta tutta la sequenza fino alla sua massima tensione.
Ciò che vediamo non è l’impronta di un corpo, anche se in scala naturale, ma la sua riproduzione celata tra due fogli di feltro, un bassorilievo, realizzato per addizione di diversi strati di materiale. La terza dimensione viene solo suggerita, il corpo emerge gradualmente e scompare.
Così isolato sembra non avere più una realtà, il tempo è sospeso, lo spazio non esiste.
Stare in sospeso, l’esperienza di essere e non. Sospeso è anche il gesto, un instante bloccato, senza più niente da dire…sospeso quindi il racconto, in un istante il suo momento più intimo.
Un'altra chiave d’accesso all’intimità per te è il principio del duplice. Il doppio – che dà inizio alla moltitudine e al tempo stesso riflette una singolarità – finisce col precederle e superarle entrambe. Un principio di duplicità, opposizione, o contrappunto dialettico ricorre spesso anche nei titoli delle tue opere. Come si accorda la distanza in una dimensione di intimità?
La distanza è una condizione necessaria per riflettere attraverso il corpo sul mistero dell’identità e forse, anche sul sospetto di non poterne praticare soltanto una.
Il corpo è soggetto e oggetto della mia ricerca senza distinzione tra percepire ed essere percepiti, non uno sguardo acuto, penetrante, ma uno sguardo riflessivo e distratto insieme che indaga soprattutto l’aspetto sensibile. La percezione come elaborazione teorica di cosa sia la realtà tocca pertanto il tema dell’essere.
Molti tuoi lavori mettono in scena, attraverso atti performativi reali o evocati, una riflessione sull’identità, che non è mai pienamente risolta. Tornando alla chiave del doppio, come affronti il concetto di estraneità, in rapporto all’identità, nella tua ricerca?
Il doppio permette anche un nuovo sguardo su cose esistenti e conosciute. Mettere in discussione la riconoscibilità attraverso l’azione, dare evidenza alla traiettoria di un gesto reso inevitabile da un’emergenza, capace di evocare l’infinitamente vicino come il suo inevitabile contrario.
Oppure, concentrandomi su l’essere visto non il vedere, registrando la mobilità del volto come linguaggio anteriore rispetto ad uno verbale, attivando ogni muscolo mimico; possibile condensatore di significanza. Nel 2007 ho realizzato una serie di autoritratti ‘improbabili’. Due scatti fotografici di particolari ravvicinati del mio volto diversi nel tempo e nella distanza ricreando poi, attraverso una vicinanza forzata delle due immagini, una unità impossibile.
Cinque artisti in mostra, Paolo Meoni (Prato, 1967), Luisa Lambri (Como, 1969), Daniela De Lorenzo (Firenze, 1959), Stefano Arienti (Mantova, 1961), Corrado Sassi (Roma, 1965) approfondiscono in brevi interviste alcuni temi centrali di A distanza ravvicinata: il rapporto con lo spazio, l’abitare, l’intimità, lo sguardo che rivolgiamo all’altro, nelle sue diverse forme.
Paolo Meoni, Unità residenziale di osservazione, 2009, 5'41''
Luisa Lambri, Senza titolo, 1996
Daniela De Lorenzo, Escamotage, 2010
Corrado Sassi, Natale di Roma, 2004
Stefano Arienti, Senza titolo (Ritratto di Federica Cimatti), 1996