La Galleria Nazionale in collaborazione con l’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo promuove un progetto di ricerca sulla conservazione, restauro e analisi delle tecniche e dei materiali costitutivi di tre dipinti del periodo astratto di Giuseppe Capogrossi, la Superficie 207 del 1957, la Superficie 538 del 1961 e la Superficie 553 del 1965, appartenenti all’importante corpus di opere dell’artista conservato presso il museo. A cura di Daphne De Luca e Paola Carnazza.
L’intervento di Massimo Mininni illustra i diversi rapporti che Giuseppe Capogrossi ha avuto con la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea. Si parlerà delle varie mostre organizzate dal museo e delle numerose donazioni di opere (figurative e astratte) che negli anni hanno arricchito la collezione del museo.
Ore 11.30 – Le Superfici 207, 538 e 553: stato di conservazione e interventi precedenti. Problematiche di restauro dell'arte contemporanea
Le opere del periodo astratto di Giuseppe Capogrossi presentano una tecnica pittorica apparentemente tradizionale, ciò che maggiormente attira l'attenzione è soprattutto il linguaggio artistico fortemente innovativo delle sue “cifre” o “segni”, sempre uguali, pur in infinite variazioni.
Ma ad un'attenta osservazione e dallo studio svolto sui materiali dell’opera, i dipinti astratti sono rappresentativi delle nuove ricerche sperimentali della tecnica pittorica moderna. L’analisi delle condizioni conservative e dei fenomeni di degrado, ha messo in evidenza come l'inosservanza dell'uso di tecniche consolidate e la sperimentazione di nuovi materiali, rendono le opere moderne più deperibili, con una maggiore frequenza di alterazioni e danni, condizioni problematiche per la conservazione e il restauro.
Ore 11.50 – Il modus operandi di Giuseppe Capogrossi
L’analisi della tecnica esecutiva dell’artista è stata effettuata attraverso lo studio di tre opere appartenenti al suo periodo non figurativo, ossia la Superficie 207, la Superficie 538 e la Superficie 553. Le opere sono state oggetto di un’importante campagna diagnostica che ha consentito di identificare e caratterizzare i materiali utilizzati dall’artista e il suo modus operandi.
I risultati delle varie indagini sono stati confrontati tra di loro e contestualizzati in base alle tipologie di prodotti artistici presenti sul mercato nel periodo di riferimento, ossia tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta. Colori in tubetto, leganti ad olio, acrilici e alchidici, sono tra i materiali individuati dalle analisi, insieme ad una serie di pigmenti preferiti dall’artista, riscontrati in tutte e tre le opere analizzate.