Wang Yancheng, uno degli artisti cinesi più noti a livello internazionale, approda alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea sotto il segno del dialogo e dello scambio reciproco fra tradizione orientale e ricerca pittorica occidentale. La mostra, a cura di Maria Giuseppina Di Monte e Gabriele Simongini, presenta 34 dipinti, molti dei quali di grandi dimensioni e realizzati per l’occasione. È promossa dalla Galleria Nazionale e organizzata dalla Fondazione Internazionale d’Arte Moderna e Contemporanea e dalla Fondazione per l’Arte Cinese in Italia.
Cinese di nascita e francese di adozione, Wang Yancheng pensa che “unendo scienza ed arte si può scoprire la verità del futuro”. Così l’artista diventa un intermediario fra macrocosmo (il vuoto nello spazio senza fine dell’Universo, come scrive lui stesso nel testo pubblicato in catalogo) e microcosmo (ad esempio, il quanto come particella elementare associata ad un campo di forze).
Come scrive Maria Giuseppina Di Monte “nella mostra saranno presentate le opere di grande formato, per lo più rettangolari, che non tradiscono il concetto classico di pittura, anzi lo perseguono all’insegna della consapevolezza che storia e memoria sono valori fondanti della nostra civiltà: di quella Occidentale come di quella Orientale. Wang Yancheng organizza la superficie della tela creando un microcosmo autonomo e autosufficiente: qualcosa che non riconosciamo al primo colpo poiché il dipinto ci appare solo come un aggregato di macchie colorate ma ad uno sguardo più attento questi agglomerati materici assumono una vita propria e indipendente, come fossero secrezioni, escrescenze, filamenti, che ricoprono la tela dando vita a forme organiche riconoscibili come se fossero osservate al microscopio.
Secondo Gabriele Simongini “per rendere visivamente operante questa integrazione fra incommensurabile ed infinitesimale nei sussulti dell’anima e attraverso le esperienze simboliche del vissuto, dalla sua pittura infinita emergono un cortocircuito appassionante e poi un’osmosi profonda fra energia e desiderio, tra le forze titanicamente sublimi della natura e quelle dinamiche e fluttuanti dell’interiorità che fluiscono reciprocamente l’una nell’altra originando un nuovo spazio in espansione, una sorta di membrana organica dotata di un proprio respiro creato dalla stesura sensibile del colore sintonizzato sui movimenti della vita. Su questa via nell’infinita creazione della natura si rispecchia la continua rigenerazione di noi stessi. E “la mia pittura è un groviglio di sole, di pioggia e di storia umana”, come ha detto Wang Yancheng in una intervista del 2012”.
La mostra è corredata dal catalogo con testi di Maria Giuseppina Di Monte, Gabriele Simongini, Cristina Acidini, Dominique de Villepin, Peng Feng e Matilde Rosa Arias Estévez, per le edizioni Bandecchi & Vivaldi.