Ritratto di famiglia è un racconto corale che, in un percorso di oltre 100 fotografie e una selezione di opere, restituisce al visitatore una storia per immagini della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea. Un racconto sfaccettato, non stereotipato, a volte intimo, come quello di chi ritrae un luogo d’affezione.
La mostra, attraverso gli obiettivi attenti dei fotografi coinvolti, intreccia memorie e suggestioni guidando a una lettura trasversale della Galleria e della sua storia. Un intarsio di esperienze, una “questione di sguardi”, per citare John Berger, una sorta di slideshow dove ciascuno diventa protagonista della propria narrazione.
L’eloquenza di Time is Out of Joint si rintraccia negli scatti asciutti e precisi di Inga Knölke, in quelli di Serge Domingie, dove l’approccio documentaristico stempera l’effetto di détournement generato da Joint is Out of Time; nelle attese di Roberto Cotroneo, nei volti e nelle inquadrature di Anton Giulio Onofri, nella dinamicità di Massimo Siragusa, i cui dittici e trittici si muovono in sequenza come frame cinematografici. Le fotografie di Fernando Guerra, grazie alla profondità di campo e alla leggera sovraesposizione, restituiscono con forza la potenza della luce, la magniloquenza dell’edificio bazzanesco e l’essenzialità delle sue forme, evidenti nell’ allestimento storico di Ugo Fleres che Giuseppe Micali rievoca nelle sue vedute d’interno del 1932. Il lavoro di Mattia Panunzio, che traccia lo spazio del “retroscena” attraverso una documentazione quasi da reportage, si riallaccia al progetto del 1981 di Marina Malabotti, riproposto nell’originalità di un lavoro in situ e ante litteram.
Altrettanto incisivi sono gli scatti in bianco e nero di Paolo Mussat Sartor, che catturano atmosfere sospese nel tempo, e quelli di Roberto Bossaglia e di Alberto Muciaccia, con i loro scorci pensati come intarsi di forme e giochi di luce.
Completano la mostra le immagini legate agli allestimenti storici. L’allestimento del 1915 di Ugo Fleres, quello del 1938 voluto da Roberto Papini, i tre riordini che hanno caratterizzato la lunga direzione di Palma Bucarelli (nel 1950, nel 1966 per la sezione che riguardava le collezioni dell’800 ad opera di Dario Durbè e nel 1968 per la sezione delle collezioni del ‘900 realizzata da Giorgio de Marchis), il riordinamento delle collezioni del primo novecento fatto da Bruno Mantura durante la direzione di Eraldo Gaudioso nel 1987 e, per concludere, il riallestimento di tutte le collezioni voluto da Bianca Alessandra Pinto tra il 1997 ed il 1999 e quello di Maria Vittoria Marini Clarelli nel 2011 fotografati da Silvio Scafoletti.
Ritratto di famiglia, anagramma di istanti vissuti, è una raccolta di suggestioni e di riverberi emotivi che testimoniano, ancora una volta, la dinamicità di uno straordinario dispositivo come quello della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea.
Fotografie di: Roberto Bossaglia, Roberto Cotroneo, Serge Domingie, Fernando Guerra, Inga Knölke, Marina Malabotti, Alberto Muciaccia, Anton Giulio Onofri, Mattia Panunzio, Massimo Siragusa, Silvio Scafoletti, Paolo Mussat Sartor.