Anton Giulio Bragaglia. L’archivio di un visionario
30.06 — 01.11.2021
Anton Giulio Bragaglia. L’archivio di un visionario
30.06 — 01.11.2021
La mostra Anton Giulio Bragaglia. L’archivio di un visionario, a cura di Claudia Palma, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea segna la riscoperta di una figura estremamente interessante della cultura del Novecento, il regista teatrale e cinematografico, studioso e scrittore Anton Giulio Bragaglia. Ad arricchire questo progetto espositivo, la pubblicazione di un volume a cura di Chiara Stefani che raccoglie una serie di studi di approfondimento dedicati al percorso dell’artista.
Mosso da una curiosità enciclopedica e animato da una spiccata predilezione per tutto ciò che è movimento e spettacolarità, come la danza, il teatro, lo sport, è stato un grande sperimentatore e innovatore delle forme d’arte al centro dei suoi interessi, fino a coinvolgere anche la fotografia e le arti visive. Le contemporanee avanguardie figurative, a partire dal futurismo, sono il campo d’indagine di Bragaglia, che inizia il suo percorso dalla questione della rappresentazione degli oggetti in movimento per dedicarsi alla ricerca di procedimenti tecnici volti alla definizione di una nuova estetica dell’immagine.
La mostra nasce da un’importante acquisizione che ha visto l’Archivio della Galleria Nazionale accogliere nel 2019 un immenso patrimonio – circa 200 metri lineari – di libri e materiali documentari fondamentali per la ricostruzione del lavoro di Bragaglia e per la conoscenza della storia dello spettacolo dal vivo in Italia. Dopo due anni di lavoro di risistemazione e digitalizzazione, la mostra espone una selezione di fotografie, grafiche, manifesti e locandine, documenti sugli allestimenti teatrali, produzioni editoriali. Tutto questo materiale, inaccessibile per una sessantina di anni, torna oggi ad essere accessibile al pubblico.
Un’ampia sezione della mostra ripercorre l’attività registica di Bragaglia alla guida del Teatro Sperimentale degli Indipendenti (dal 1923 al 1936) e del Teatro delle Arti (dal 1937 al 1943), spazi vitali per la ricerca teatrale e la cultura d’avanguardia dell’epoca, con un’apertura internazionale: copioni teatrali, testi teorici, bozzetti di costumi e rarità, come un originale diario del suggeritore, restituiscono la concezione del teatro di Bragaglia, il suo interesse per la riforma del teatro contemporaneo e l’innovazione tecnica delle scene. Il teatro di Bragaglia mette in scena spettacoli di teatro futurista e di sperimentazione, diventando il palcoscenico di riferimento per figure come Marinetti, Pirandello, Svevo, Bacchelli, Soffici, Rosso di San Secondo, Alvaro, Campanile, mentre fa conoscere al pubblico romano autori internazionali quali Apollinaire, Jarry, Schnitzler, O’Neill, Strindberg, Brecht, Wedekind, per citare solo alcuni nomi.
Riviste come La Ruota, Comoedia, Cronache di Attualità e Gala si affiancano a caricature, maschere e vignette, per ricomporre l’entourage dell’artista e le sue amicizie con personalità del teatro, dell’arte e della letteratura, senza dimenticare la danza (celebri le serate danzanti organizzate da Bragaglia e i rapporti con i suoi protagonisti a livello internazionale). Nel suo teatro divulga il movimento europeo della “danza libera” e studia le tradizioni del mondo con quell’interesse antropologico che lo differenzia dagli altri futuristi, lo stesso che lo porta a recuperare le forme de teatro popolare, l’arte mimica, le antiche maschere, con una passione particolare per Pulcinella. L’archeologo futurista (come si definiva) cerca nel passato le fonti della teatralità, a partire dagli espedienti delle macchine sceniche cinquecentesche, per proporre un rinnovamento coerente con la tradizione.
Un’avventura degna di nota nella carriera dell’artista, è la Casa d’Arte Bragaglia, galleria d’arte da lui fondata, sede di molte esposizioni temporanee a partire dalla sua inaugurazione con la mostra di Balla nel 1918: quasi 300 mostre in 20 anni.
L’esperienza con l’editoria e il giornalismo è stata ricca, prolifica, sempre caratterizzata da uno sguardo che ha travalicato i confini disciplinari delle varie arti per trovare sempre nuovi spunti di rinnovamento. Tra i suoi tanti saggi frutto di studi e ricerche, ricordiamo opere basilari per la storia dello spettacolo come La maschera mobile (1926), Del Teatro Teatrale ossia del Teatro (1929), Il teatro della rivoluzione (1929), Evoluzione del mimo (1930), Il segreto di Tabarrino (1933), Maschere romane (1947), Storia del teatro popolare romano (1958).
A chiusura del percorso espositivo, le relazioni di Bragaglia con il fotodinamismo e con la sperimentazione in ambito cinematografico.
In dialogo con gli oggetti in mostra, oltre 450 pezzi, sono esposte opere della collezione permanente della Galleria Nazionale di Balla, Caffi, Campigli, Celentano, Fillia, Mauri, Pannaggi, Prampolini, Man Ray, Severini.
La mostra è l’occasione per la realizzazione di un libro di studi, a cura di Chiara Stefani, che vuole essere non solo un catalogo ma una raccolta di contributi aggiornati per approfondire i vari campi di indagine affrontati da Bragaglia e gli sviluppi del suo percorso nel segno della sperimentazione: cinema, teatro, fotografia, danza, cultura delle maschere saranno il cuore di questi studi. Il volume conterrà testi di Ilaria Bettucci, Elena Alexia Casagrande, Liselotte Corigliano, Mario Gatti, Claudia Palma, Francesca Pagnotta, Lucia Petese, Bianca Sofia Romaldi, Anna Sicurezza, Alessandro Tinterri, Patrizia Veroli e altri in via di definizione, oltre a quello di Chiara Stefani.
In collaborazione con Google Arts and Culture, è stato avviato un progetto di schedatura e digitalizzazione della corrispondenza personale di Bragaglia, dei copioni teatrali e di un patrimonio di 14.700 immagini, che verranno pubblicati online secondo una suddivisione in tre sezioni: una dedicata al Teatro degli Indipendenti, una seconda al Teatro delle Arti e una terza sezione che raccoglierà fascicoli monografici su diversi ambiti di interesse dell’artista.
A cura di Claudia Palma con Elena Alexia Casagrande, Mario Gatti e Bianca Sofia Romaldi, e per l’allestimento Liselotte Corigliano. Libro di studi a cura di Chiara Stefani.