Giovedì 10 febbraio, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea inaugura la mostra «Sobre sí mismo»: Franco Nonnis 1959-1965, a cura di Maurizio Farina, Francesco Mozzetti e Guido Rebecchini, che segna la riscoperta di un artista dalla vivacissima curiosità intellettuale e da un forte interesse per la sperimentazione nelle arti, tra pittura, musica e scenografia.
Questa mostra presenta un ampio corpus di opere di Franco Nonnis (1925-1991) prodotte tra la seconda metà degli anni Cinquanta e la metà degli anni Sessanta. Un nucleo di dipinti su tela e su carta e una selezione di progetti e materiali eterogenei documentano l’ampiezza dei suoi interessi i quali, oltre alla pittura, si estendevano alla musica, alla poesia e al teatro.
Artista poliedrico e intellettuale completo, Nonnis fu uno spirito inquieto e indipendente e mantenne intensi contatti con artisti quali Achille Perilli e Gastone Novelli, con la neoavanguardia letteraria dei Novissimi e del Gruppo 63 e con il mondo del Nuovo Teatro, arrivando a formare strettissimi sodalizi con Franco Evangelisti e Alfredo Giuliani. Protagonista di una importante mostra al Museo Laboratorio di Arte Contemporanea della Sapienza Università di Roma nel 1991, l’opera di Nonnis è stata successivamente pressoché dimenticata, se non da pochi specialisti e da coloro che lo hanno conosciuto e con cui aveva collaborato. Attraverso questa mostra, la Galleria Nazionale promuove il reinserimento di una figura di altissimo valore nel panorama a lui contemporaneo.
Intorno al 1960, Nonnis si trovò a vivere uno snodo fondamentale della cultura artistica in Italia, teso tra le correnti informali, le novità americane che cominciavano ad affacciarsi sul panorama nazionale, e i primi interventi concettuali. Comune a molte di queste ricerche era la tendenza a considerare il dipinto come oggetto concreto che si risolve nella sua superficie, basti pensare a Fontana su un versante più concettuale e a Burri su quello invece della materia. Fu proprio alle opere di Burri, che Nonnis conosceva, che i suoi dipinti risposero più intensamente, senza però abbandonare la ricerca poetica
di significati enigmatici e personali, spesso esclusivamente suggeriti da titoli evocativi. Caratterizzato da una forte tensione sperimentale, questo percorso lo ha portato a creare dapprima dipinti ad olio e poi, progressivamente, da un lato a sperimentare nuove tecniche come l’uso di terra, sabbia e cartone ondulato nei dipinti, e dall’altro a realizzare collages di poesia visiva realizzati in collaborazione con Alfredo Giuliani.
La partecipazione di Nonnis, nel 1961, al Movimiento Artístico del Mediterráneo a Valencia, dove trascorse alcuni mesi e pose le basi per una serie di mostre che si tennero a Madrid, Valencia e Barcellona, e dove ebbe l’opportunità di mostrare i suoi quadri più intensi e maturi, dai toni terrosi e le superfici scabre, è documentata in larga parte dai dipinti presenti in mostra. Nel 1963 Nonnis espose anche a Venezia, Roma e Milano dividendo la sua produzione tra collages poetici e opere polimateriche. A partire dal 1965, tuttavia, il suo crescente coinvolgimento nelle attività teatrali, in particolare con il Teatro Centouno dove matura l’importante sodalizio con il regista Antonio Calenda, prese di fatto il sopravvento sulla pratica della pittura e prestigiosi incarichi come scenografo fecero seguito negli anni successivi.
Costantemente teso, nella sua attività pittorica, alla ricerca di una autenticità che raggiunse sperimentando forme e materiali spogli da ogni graziosità e, nelle attività parallele, lasciando libero il freno alla sua fervida e spesso ironica immaginazione, Nonnis seppe trovare soluzioni formali e concettuali del tutto inedite e sperimentali.
Proprio per l’originalità e l’intensità di queste ricerche, Nonnis merita oggi di uscire dall’ombra con un’esposizione che renda piena testimonianza delle fasi più mature della sua carriera e dei suoi molteplici interessi.